lunedì 21 maggio 2012

11. GESU' CI PRECEDE NEL CIELO


Ascensione del Signore - Anno B - 20 maggio 2012


Marco 16, 15-20
Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura.
Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato.
E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove,
prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano.

E’ l’invito ad essere missionari. Ad essere annunciatori di una Parola che salva, che rigenera, che crea.
Non solo sotto casa, tra i nostri amici, a lavoro … anche, ma non basta.
In tutto il mondo, ci viene chiesto di andare.
Camminate … il cristianesimo è usura di suole.
La salvezza è un pugno di cielo in mano a chi non si sottrae all’amore.
Ed i segni rappresentano l’esperienza che dell’amore di Dio fa l’uomo.
E’ per questo che l’ascensione ci riguarda da vicino.
L’ascensione, in questi giorni, porta la firma di Melissa e di tutte le vittime innocenti dell’odio umano. Ed è già giustizia di un Dio che non abbandona le sue creature.
Crediamoci. E’ l’orizzonte di una speranza alla portata di tutti.
Puntare il cielo con la testimonianza della propria vita.  Ecco l’ascensione.
Ch’è mistero, gioia, trepidazione. Ch’è letizia, bellezza, stupore. Ch’è il sorriso di Melissa.
Un consiglio spassionato: credi. Cioè: metti in circolo il tuo amore.

L'Omelia di Padre Pasquale


Omelia di Padre Adolfo

domenica 6 maggio 2012

10. IO SONO LA VITE, VOI I TRALCI

IV Domenica di Pasqua - Anno B - 6 maggio 2012

Giovanni 15, 1-8
«Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.
Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.
Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.
Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.
Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato.
In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.


Ci possiamo fidare pure ad occhi chiusi. C’è una promessa. E viaggia sull’ali dell’eternità. “Chiedete quel che volete e vi sarà dato”.
Non sarà un impegno disatteso. Gesù ha dato la sua Parola all’uomo. Ch’è Parola di vita.
La storia è sempre realizzazione di una promessa di Dio. E la promessa di Dio non può che venire da una dichiarazione d’amore.
Di più: la promessa è sempre segno d’amore.
C’è un vignaiolo (Dio), una vite (Gesù) e dei tralci (noi).
L’invito è quello di rimanere sempre attaccati alla vite.
Meglio: di far fruttare la vite tutt’intorno a noi stessi.
Portate molto frutto … ci viene chiesto. Vale a dire: facciamo in modo che il Vangelo plasmi e arricchisca l’esistenza di tutti i giorni.
Non è difficile. Basta diventare solidali con chi incarna la Parola di Dio: i poveri, i disoccupati, gli affamati, i malati, i cassaintegrati, i drogati …
Ecco loro sono la nostra vite quotidiana per diventare veri discepoli di un Dio che si è fatto vignaiolo per amore. 

L'Omelia di Padre Pasquale

 Riflessione di Antonio Di Lieto: Restate aggrappati a me :

domenica 15 aprile 2012

9. GESU', CONFIDO IN TE

Domenica di Pasqua - Anno B - 15 aprile 2012
di Luigi Mariano Guzzo

Giovanni 20, 19-31

La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».
Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi».
Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo;
a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù.
Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».
Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!».
Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!».
Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».
Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro.
Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

“Pace a voi”. E’ il saluto di chi ha vinto la morte. Ce l’ha fatta, poi. Ha mantenuto la promessa.L’Amore è stato più forte del male. Ed allora davvero … che sia la pace! Niente tribolazioni, angosce, preoccupazione vane. La gioia ormai si innesta nella nostra vita. Perché lo sappiamo: nulla sarà più perduto. Ne abbiamo la certezza. Ed è certezza di mani e costato che portano ancora i segni della Croce, ma rappresentano feritoie (e non tanto ferite…) di salvezza. In quelle mani e in quel costato risiede la nostra speranza. Ch’è fatta di sguardi, di incontri, di fiducia. Ch’è fatta di fede. Gli occhi di chi crede sono gli occhi di chi non ha bisogno di prove. E sono anche gli occhi di chi guarda lontano: pronto a lasciare tutto per inseguire il sogno di un Regno di bellezza e di giustizia. La tentazione di dire “non è possibile” è grande. Ma viene chiesto di andare oltre.Di guardare con il naso all’insù. E credere.Certo: non sarà semplice. Ma c’è una morale: non si guarda bene che con il cuore …

Omelia di Padre Pasquale Pitari


Riflessione di Antonio Di Lieto: Sempre insieme





lunedì 9 aprile 2012

8. ESSERE DEI RISORTI CON GESU'

Domenica di Pasqua - Anno B - 8 aprile 2012
di Luigi Mariano Guzzo

Giovanni 20, 1-9

Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!».
Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro.
Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro.
Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra,
e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.
Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.
Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti.

Risorgere è una cosa difficile. E’ più facile rimanere inchiodati sulla croce, morti con il proprio dolore. E piangersela anche un po’ addosso.

Non è semplice, invece, trovare la forza di schiodarsi dalle proprie difficoltà, di andare oltre il male inflitto, di vincere l’odio di chi sta dalla parte del male.

La risurrezione è prima di tutto amore. Incondizionato. Solo chi ama è capace di scoperchiare la “tomba” della propria esistenza. E di superare i rancori, le debolezze, le difficoltà che attanagliano la vita di tutti i giorni.

La risurrezione è il sorpasso azzardato di chi non si arrende. Di chi, quando la partita sembra ormai finita, caccia fuori la carta vincente.

La risurrezione è il contrario della depressione, della stanchezza, della fatica, del lassismo. E’ gioia di vivere.

La resurrezione è un’occasione concreta, una possibilità reale, un’opportunità precisa per farcela davvero. Perché se tutto intorno piange, c’è sempre quel unico motivo per ridere. Ed essere felici. E’ questa la resurrezione.

Omelia di Padre Pasquale Pitari

Invito di Antonio Di Lieto: La domenica della felicità

Omelia di Padre Adolfo



sabato 24 marzo 2012

7. Il SEME DEVE MORIRE PER PORTARE FRUTTO

IV Domenica di Quaresima - Anno B - 18 marzo 2012
di Luigi Mariano Guzzo

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Giovanni 10, 20-33

Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa, c'erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli chiesero: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose: «E' giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo. In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà. Ora l'anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!». La folla che era presente e aveva udito diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Rispose Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me». Questo diceva per indicare di qual morte doveva morire.

La croce è scandalo per i giudei e follia per i pagani (1Corinzi 1, 23). E’ il non-senso dell’amore di un Dio-uomo che sta lontano dal successo, dalla fama, dalla popolarità. Eppure ha il suo momento di gloria: la croce. I Greci vogliono incontrare Gesù. Non è un caso. E’, per così dire, una deformazione professionale la loro … d’altronde provengono da quella che è stata la culla della filosofia. I Greci, come dice San Paolo, “cercano sapienza”. Vogliono indagare, conoscere, comprendere. Ma la Parola di Gesù non si può ridurre a pura e semplice speculazione accademica. Tutt’altro. E’ vita incarnata nel tessuto della storia umana. Sembra un fallimento. Il messia è condannato a morte: proprio lui che, invece, doveva liberare il suo popolo. Non fa neanche la parte del supereroe. La morte gli fa paura e lo lascia intendere …E’ la legge del “chicco di grano”. Ch’è un invito a stringere i denti. La morte è un attimo. Poi c’è la vita.

Omelia di Padre Pasquale Pitari

Riflessione di Antonio Di Lieto: UN CUORE GRANDE