domenica 26 febbraio 2012

4. SI TRASFIGURO' DAVANTI AI LORO OCCHI

II Domenica di Quaresima - Anno B - 4 marzo 2012

di Luigi Mariano Guzzo

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Marco 9, 2-10

Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche.
E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù.
Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!».
Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento.
Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: «Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!».
E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti.
Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti.

Succede, ad un tratto, di guardare chi ci sta accanto con occhi del tutto nuovi. L’altro assume per noi una luce diversa. E ci appare di colpo più bello.

Pietro, Giacomo e Giovanni sono catapultati in un altro mondo. Roba da strizzarsi gli occhi. Sembra fantascienza. Ma invece è … il Paradiso.

Gesù ai suoi amici offre la possibilità di prendere parte –anche se solo per un istante- della beatitudine celeste. I tre apostoli rimangono di stucco. Non comprendono molto quello che stanno vivendo. Ma si lasciano comunque rapire dal fascino che li circonda; assaporano il gusto dell’eternità, ed infatti hanno il desiderio di restarci in quell’angolo di Cielo.

E mancano anche le parole per raccontare una simile esperienza. Marco, nel riportarla, descrive un Gesù rivestito da un “bianco talmente bianco” che «nessun lavandaio sulla terra» potrebbe ottenereLa trasfigurazione insegna, come scrive Emmanuelle-Marie, a «guardare nell’altro l’essere meraviglioso che è seppellito dietro la paura del giudizio, dietro la vergogna dei propri limiti, dietro il senso di colpa che le pretese altrui devastano».

L'OMELIA di Padre Pasquale Pitari

Una riflessione di Antonio Di Lieto


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